Buffet e Trump, i due volti opposti dell'America

LaPresse
Il personaggio
"Tanto prudente il primo, tanto dinamico il secondo", dice Cesarano, responsabile della strategia di investimento di Intermonte. "Per il finanziere il mantra è sempre stato zero dividendi e zero debito. Filosofia che per un certo periodo è stata predicata anche da personaggi come Bill Gates e Steve Jobs"
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In un’America provata dallo shutdown più lungo della storia, che forse sta per finire, ma che intanto blocca la spesa di 1000 miliardi di fondi federali per servizi pubblici e stipendi, compresi quelli per gli addetti della Nato in Italia, in un’America in cui il presidente Donald Trump promette 2000 dollari a ogni cittadino grazie ai dazi e dice che darà 10 mila dollari a ogni controllore di volo che torni al lavoro durante lo shutdown, dimostrandosi un buon patriota, insomma nell’America Maga, ultima lettera al mercato di Warren Buffet – una sorta di testamento spirituale del leggendario finanziere che a 95 anni passa il testimone al delfino Greg Abel - è sembrato ieri un film d’altri tempi. Di un’altra America, che l’addio di Buffet contribuisce a rendere un ricordo sfuocato. “I’m going to be quiet”, sto per zittirmi, ha detto nella lettera arrivata nella tarda serata mentre Wall Street si riprendeva da una settimana di cali, grazie allo spiraglio che si è aperto con l’accordo al Senato tra repubblicani e democratici sul tetto del debito.
Buffet: l’oracolo di Omaha, la città del Nebraska dov’è nato nel 1930, soprannominato così per la sua capacità di previsione negli investimenti finanziari, non parlerà più al mercato perché lo farà il suo successore Abel ma non uscirà del tutto di scena. Chi osserva questo mondo da decenni, come Antonio Cesarano, responsabile della strategia di investimento di Intermonte, spiega al Foglio: “Trump e Buffet hanno sempre rappresentato due volti opposti del mondo degli affari americano. Tanto dinamico e spregiudicato il primo, tanto accorto e prudente il secondo. Per Buffet il mantra è sempre stato zero dividendi e zero debito. Filosofia che per un certo periodo è stata predicata anche da personaggi come Bill Gates e Steve Jobs. Ma Buffet è l’unico ad essere rimasto coerente fino alla fine”. Buffett, che per sua ammissione beve Coca Cola a gogò, è stato tra i primi investitori di mercato della bevanda gasata, ma anche di Apple, Google, Amazon, non ha mai distribuito gli utili ai suoi azionisti andando controcorrente alla Borsa di New York, che, però, lo ha sempre premiato per la sua capacità di reinvestire i profitti in nuove promettenti imprese contribuendo a tenere alta nel mondo l’immagine del sogno americano.
“Price is what you pay, value is what you get”, questa è sempre stata la sua filosofia, il prezzo è ciò che paghi, il valore è ciò che ottieni”. Così, oggi la Berkshire Hathaway, la società di investimenti guidata da Buffet, uno dei giganti del Nyse con 1000 miliardi di dollari di capitalizzazione, ha al suo attivo 380 miliardi di liquidità. Mai distribuita. Un fenomeno che, come spiega Cesarano, unico nel mondo finanziario americano dove il fallimento e la capacità di indebitarsi è considerata praticamente la normalità e in cui gli azionisti vengono coccolati a suon cedole. Ma non da Buffet, che fondò la Berkshire negli anni Sessanta sulle ceneri di un’impresa tessile. Da allora migliaia di investitori lo hanno seguito in questa avventura, diventando ricchi con lui, ma senza aspettarsi premi annui. “Sul mercato si è creata l’aspettativa che questa strategia cambi – prosegue Cesarano – che dalla Berkshire arrivi per la prima volta un dividendo ai suoi soci, segnando così il passaggio alla gestione di Abel. Sarebbe una svolta storica per la Berkshire, ma non saprei dire se questa speranza è ben riposta, perché la società di Buffet, grazie a questa strategia controcorrente, si è sempre tenuta fuori dalle varie crisi e bolle finanziarie, a cominciare da quella delle dot com a inizio del Duemila. Berkshire segue una sua linea, per un certo periodo è stata il più grande investitore di Apple, ma poi ha dismesso via via buona parte della quota. E anche oggi sembra avere tracciato una linea di demarcazione con gli investimenti nell’intelligenza artificiale. Insomma, Buffet è uno che non si lascia influenzare dai trend di mercato”.
E, in effetti, la scorsa settimana, quando i titoli del listino tecnologico americano andavano giù per i timori di una bolla sull’Ai, le azioni della Berkshire, che per principio diversifica i suoi investimenti, hanno guadagnato oltre il 4 per cento. Ma è giustificata tanta apprensione per l’Ai? “In effetti, si è diffuso il timore che le imprese del settore si stiano indebitando troppo per sostenere la corsa agli investimenti i cui effetti positivi sulle attività saranno da verificare. Ma direi che per adesso non ci sono segnali di una vera crisi, anzi la fine dello shutdown potrebbe riportare liquidità e fiducia nel sistema finanziario”.
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