Trump spara i dazi contro l’Ue, Bruxelles: «Risponderemo»
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Lo scontro Saranno del 25%, a partire dalle auto. Il padrino della Casa Bianca: «L’Ue è stata progettata per fare arrabbiare gli Stati Uniti, ma ora il Presidente sono io». Meloni tra due fuochi, Schlein: «Scelga da che parte stare», Conte: «Ha perso le parole»
Dopo Canada e Messico, Cina e Giappone, si avvicina il momento in cui l’Unione Europea sarà colpita da un drastico aumento delle tariffe. In occasione della prima riunione del suo gabinetto alla Casa Bianca ieri il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che i prodotti europei saranno «a breve» soggetti a dazi del 25%.
POCHE ORE PRIMA, a Bruxelles, la Commissione Europea ha presentato il cospicuo pacchetto di norme sull’«Industria pulita» (l’ex Green Deal rinominato), le semplificazioni e un «Piano d’azione per un’energia accessibile». Quest’ultimo provvedimento contiene tra l’altro un regalo alle industrie inquinanti e un altro a Trump e ai «suoi» produttori di Gas naturale liquefatto (Gnl). La speranza degli europei era quella di ammorbidire la sua intenzione di mettere dazi (Il Manifesto del 20 febbraio). Il vicepresidente della Commissione Ue Maroš Sefcovic martedì scorso è andato anche a Washington con una valigia piena di altri regali sperando di potere comprare la pace commerciale. Tutto inutile. Il padrino della Casa Bianca ha rilanciato. Ora si passa a una nuova fase delle ostilità.
I DAZI STATUNITENSI si abbatteranno in particolare sulle automobili, ha precisato Trump che ha ribadito le sue recriminazioni contro l’Europa che non accetta «le auto o i prodotti agricoli» a stelle a strisce. «Si approfittano di noi in modo diverso» dal Canada o dal Messico, ha aggiunto. E poi ha ribadito il suo contestato calcolo del deficit commerciale degli Stati Uniti con l’Europa: 300 miliardi di dollari. La Commissione europea ha contestato questa cifra e sostiene che in realtà sia la metà, cioè 157 miliardi di dollari per le merci. Una cifra che scende a 50 miliardi se si tiene conto del surplus commerciale degli Stati Uniti nei servizi.
TRUMP NON INTENDE sentire le ragioni dell’aritmetica, troppo banali, a suo avviso. E ha ribadito la vera posta in gioco: usare la leva dei dazi per attaccare il progetto in crisi dell’Unione Europea. «È stata progettata per far arrabbiare gli Stati Uniti. Questo era l’obiettivo e l’hanno raggiunto. Ma ora sono io il Presidente» ha detto. Rispetto ai contro-dazi annunciati dalla presidente della Commissione Ue Ursula von Der Leyen, Trump ha risposto che «non funzioneranno. Tutto ciò che dobbiamo fare è smettere di comprare qualsiasi cosa, e se questo è ciò che accade, abbiamo vinto. Gli Stati Uniti sono la cornucopia, ciò che tutti vogliono».
ALLA BASTONATA imperiale, già annunciata, e all’annesso delirio economico, ieri ha risposto un portavoce della Commissione: «Reagiremo immediatamente e fermamente a questi dazi. L’Ue proteggerà sempre le aziende, i lavoratori e i consumatori europei. L’Europa è stata una manna per gli Stati Uniti, l a più grande relazione commerciale e di investimento bilaterale al mondo. Nel nostro mercato unico gli investimenti statunitensi sono stati sempre altamente redditizi».
L’ANNUNCIO DI TRUMP ha squadernato il problema politico di Meloni in Italia. presa tra due fuochi: quello ideologico che sostiene il fascio-capitalismo trumpiano e gli equilibri europei che le impongono di «difendere» le aziende italiane. Per Bankitalia saranno le più colpite, insieme a quelle tedesche, dai dazi dell’«alleato» Usa. Le opposizioni hanno attaccato duramente Meloni ieri sera. Per Elly Schlein (Pd): «È finito per Giorgia Meloni il tempo del tentennamento, deve scegliere da che parte stare». «Anche oggi cercasi patrioti – ha detto Giuseppe Conte (Cinque Stelle) – Trump annuncia dazi, Meloni perde le parole»: «Continuerà a essere vassalla di Trump o si opporrà a questa politica che danneggia imprese e lavoratori italiani?» si è chiesto Angelo Bonelli (Avs). «A forza di fare i sovranisti si trova sempre uno più sovranista di te che ti sovrasta» ha commentato Matteo Renzi (Iv).
«QUESTA È UN’ORA BUIA – ha detto il presidente di Confindustria Emanuele Orsini – È un cambio di paradigma, inaspettato e incredibile quello che arriva dagli Stati Uniti. Il vero obiettivo è la deindustrializzazione del nostro continente, e quindi l’occupazione».
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