Eutanasia, oltre 74mila firme per la legge che sfida il governo Meloni

La pdl di iniziativa popolare
Mentre l’esecutivo stringe i diritti sul fine vita, la pdl di iniziativa popolare dell’Associazione Coscioni punta a legalizzare l’omicidio del consenziente

Una proposta di legge di iniziativa popolare per legalizzare l’eutanasia. E un obiettivo: depositarla entro il 17 luglio, giorno in cui il discusso testo elaborato dal governo sul fine vita arriverà in Aula. Alla fine, in appena due settimane di mobilitazione, l’Associazione Luca Coscioni ce l’ha fatta: ha raccolto – tra banchetti e, soprattutto, sottoscrizioni online – oltre 74mila firme. Un risultato enorme, che testimonia quanto la battaglia su questi temi sia sentita da molti cittadini. E che lancia l’ennesimo alert al Parlamento: occorre intervenire, e occorre farlo al più presto.
A guidare il piccolo corteo che ieri, in tarda mattinata, con gli scatoloni rosa delle firme alla mano, è arrivato di fronte a Palazzo Madama per la consegna, c’erano Filomena Gallo, la Segretaria Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, il Tesoriere, e Matteo Mainardi, responsabile delle iniziative sul fine vita. Ed è stata Gallo a spiegare ai giornalisti perché questa proposta, depositata per la prima volta nel 2013, è così importante: “Si tratta di una legge che prevede il rispetto della libertà di scelta della persona in qualsiasi condizione essa sia di malattia irreversibile, con scelte diverse in base alla sua volontà: l’aiuto alla morte volontaria, ma anche l’aiuto diretto del medico che autosomministra un farmaco”. Insomma: la proposta mira a rendere legge non solo il suicidio assistito – che oggi è già concesso in alcune circostanze dalle sentenze della Consulta – ma anche l’eutanasia, ovvero “l’omicidio del consenziente”, che invece è ancora illegale. Di eutanasia non parla il testo del governo, ma la materia – oltre ad essere contenuta nella pdl di iniziativa popolare – è approdata per la prima volta anche alla Corte Costituzionale la scorsa settimana con un’udienza pubblica sul caso di Libera (nome di fantasia), una donna di 55 anni quasi del tutto paralizzata che non riesce ad autosomministrarsi il farmaco letale. E che è difesa da un team di avvocati coordinato proprio da Gallo.
Tornando alla pdl dell’Associazione Coscioni, Cappato ha subito precisato che il dialogo è aperto con tutti i partiti e schieramenti perché, spiega, “non deve essere ridotto a un fatto di fazione e chi lo vorrà, oggi, ha lo strumento per rafforzare i diritti di chi soffre”. “Da questa mattina le senatrici e i senatori che vorranno avranno a disposizione una legge alternativa a quella proposta dal Governo”, sottolinea Cappato, per nulla contento del testo elaborato dal centrodestra, che, dice, vuole “cancellare i diritti che abbiamo strappato con le disobbedienze civili in Corte Costituzionale sul testamento biologico e sul suicidio assistito”. Non solo: l’esecutivo vorrebbe escludere del tutto il ruolo del servizio sanitario nazionale, mentre la pdl consegnata ieri prevede la presa in carico da parte del Ssn. E detta tempi precisi: la conclusione delle verifiche deve avvenire entro 30 giorni dalla richiesta e c’è la possibilità per i medici di partecipare su base volontaria. Da qui la fretta e il tempo record di raccolta firme. “La nostra proposta – continua il Tesoriere – vuole andare nella direzione opposta per chiarire, difendere ed estendere il diritto alla libertà di scelta di chi soffre in modo insopportabile e irreversibile”.
Così lo interroghiamo nel merito della proposta di iniziativa popolare: “Noi – dice Cappato – proponiamo che sia tolta la condizione della dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, così da ampliare l’accesso ai pazienti oncologici terminali, che di solito non sono dipendenti da trattamenti sanitari e che rischierebbero di rimanere esclusi dall’aiuto alla morte volontaria”. Poi, l’apertura all’eutanasia: “Oggi l’aiuto al suicidio è solo per autosomministrazione del farmaco, ma i pazienti potrebbero preferire che sia un medico a farlo, perché sono immobilizzati o hanno altre difficoltà”, chiarisce Cappato. Così gli chiediamo: se la Corte, nella sua sentenza sul caso di Libera (prevista per il prossimo settembre), si pronunciasse in senso negativo? Cosa accadrebbe? “Dipende dalle motivazioni dei giudici”, risponde il Tesoriere della Coscioni. E spiega: “Potrebbero stabilire che deve essere il legislatore a decidere, e in quel caso la questione rimarrebbe aperta. Se invece stabilissero che l’eutanasia è contraria alla Costituzione, quella parte della nostra legge non avrebbe possibilità di essere approvata”.
Scenari futuri a parte, è Gallo a concludere ribadendo quanto la proposta del governo sia “un passo indietro che mira a controllare la libertà degli italiani” e quanto invece “in un Paese in cui vi è una democrazia vivente, le libertà civili delle persone dovrebbero essere un fiore all’occhiello”. E non, viene da dire, risicate concessioni.
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