Il caso-Partenope, la rabbia dei genitori dei giovani iscritti alla Polisportiva: “Delusi dalla dirigenza”

Le reazioni dopo l'assemblea pubblica
Il rischio chiusura, per l'associazione sportiva che ha fatto la storia di Napoli, dopo l'esecuzione dello sfratto. La questione giudiziaria, la causa in corso che per ora vede 'vincente' il demanio e il ruolo dell'amministrazione. Vittime i ragazzi che potrebbero essere privati delle loro discipline

“Ci hanno persino chiesto un contributo, a noi che già paghiamo regolarmente la retta – si è sfogata una mamma con l’Unità-. In pratica dobbiamo essere noi a saldare ciò che non ha pagato la dirigenza in tutti questi anni?“. A quanto pare l’assemblea pubblica svoltasi lo scorso lunedì presso la Polisportiva Partenope si è conclusa con un nulla di fatto. Un flop che non ci voleva, vista l’importanza della vicenda. Nessuna proposta, nessuna soluzione a breve termine, nessuna visione per il futuro. Del resto la ‘ghigliottina’ che pende sul capo della società sportiva è troppo grande. Tale scenario ha deluso nuovamente le famiglie presenti, le mamme e i papà dei ragazzi iscritti.
Assemblea Pubblica alla Polisportiva PartenopeStiamo parlando di oltre 1000 giovani che da ottobre rischieranno di trovare la palestra chiusa. E quindi niente più pratica delle attività sportive messe a disposizione dalla storica società. La Polisportiva Partenope rischia la chiusura dopo l’esecuzione dello sfratto, normale conseguenza di una causa persa in Tribunale. Ora a novembre è attesa la sentenza d’Appello (prevista il prossimo 4 novembre). Al centro della questio, 700mila euro da dare al Demanio, proprietario degli spazi dei Cavalli di Bronzo, per gli affitti mai pagati.
Rischio chiusura per la Polisportiva PartenopeGià la scorsa settimana, genitori e atleti con un sit-in di protesta avevano bloccato l’azione dell’ufficiale giudiziario, ottenendo una proroga dello sfratto (fino al prossimo 4 ottobre). Ricapitoliamo brevemente la vicenda, un guazzabuglio giuridico burocratico, condito dalla probabile negligenza di chi ha gestito negli anni la Polisportiva e del quale sono vittima i ragazzi. Questa la storia. Nel 1964, 12 anni dopo che vicino piazza Municipio si fosse insediata la Partenope (in via Riccardo Filangieri Candida di Gonzaga, tra Palazzo Reale e il Maschio Angioino), il Ministero dell’economia e delle finanze obbligò il Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) a pagare un canone di affitto per quegli spazi.
La vicenda: come si è arrivati allo sfratto per la Polisportiva PartenopeNel frattempo la neonata polisportiva aveva iniziato ad utilizzare la struttura a titolo gratuito. Il Coni rifiutò, ritenendo troppo elevata la richiesta fatta dal governo di allora. Quando il Ministero intimò al Comitato Olimpico di abbandonare l’edificio, ciò avvenne senza che fosse chiamata in causa la Partenope. Su questo il Presidente della società Sandro Gelormini è stato molto chiaro: “Non abbiamo mai ricevuto una richiesta di affitto. Ottenemmo la gestione dal Coni“. L’attuale situazione è esplosa nel 2009, con la richiesta da parte del demanio dei canoni d’affitto arretrati. È il futuro? L’intera area sarebbe messa sul mercato.
Le ragioni della dirigenza della Polisportiva PartenopeL’avvocato della Polisportiva Domenico Parrella ha spiegato a l’Unità che l’intero edificio, sul quale la Sovrintendenza non avrebbe pretese, è vincolato come particolare bene culturale e che, inoltre, “non c’è nessuna sentenza che parli di questa cifra e che obblighi la società a pagarla. Il problema è un altro ed è formale: ci sono state nel tempo varie cause, iniziate nel 1966, dall’Agenzia del Demanio che tra le sue prerogative non ha la gestione dei beni culturali. Questo spetta al Ministero della Cultura e quindi alle Sovrintendenze. Quando il demanio ha chiesto la liberazione di questi spazi, siamo andati in giudizio chiedendo l’acquisto della struttura per usucapione.
La proroga e la sentenza d’AppelloAllora il giudice ci diede torto ma basandosi su un articolo sbagliato di una legge del 1939. Ad oggi, l’ultima sentenza emessa autorizza il demanio ad essere proprietario non della sede della Partenope ma dei suoi immobili. Di conseguenza l’agenzia del demanio non può accedere alla struttura. Ora, non solo, i ragazzi iscritti alla Polisportiva e le loro famiglie devono venire qui e protestare ma devono farlo tutti i cittadini napoletani perché stiamo parlando di un bene comune“. Ma queste spiegazioni non sono servite a placare gli animi delle famiglie coinvolte nel caso. “Ci saremmo aspettati un’ammissione di responsabilità dalla dirigenza – ha detto un’altra mamma – Avremmo voluto un’operazione-verità, maggiore trasparenza e chiarezza da parte loro. Possibile che si sono ‘svegliati’ all’improvviso con un debito di 700mila euro? Ora vogliamo visionare i bilanci“.
La rabbia e la delusione delle famiglie dei giovani iscritti alla Polisportiva PartenopeMa quanto costa frequentare la Partenope? Ci sono due rette, una per i non agonisti e una per gli agonisti, rispettivamente di 600€ e 760€ all’anno. Gli importi possono essere pagati in un’unica soluzione (beneficiando di un piccolo sconto) o in tre rate. Possono esserci delle variazioni in base agli sport e alla quantità di giorni ed orari di frequenza. Con l’iscrizione si ha diritto a un ‘kit‘ sportivo che comprende borsa e divisa. I successivi, all’occorrenza, sono a carico degli iscritti. Alcune famiglie possono beneficiare del bonus regionale per le attività sportive ed è capitato che la Polisportiva ‘chiudesse un occhio’, aiutando qualche atleta in difficoltà economiche.
Le rette che le famiglie pagano alla Polisportiva Partenope“In fondo gli amministratori ci dicono che la società è un ‘Ente Morale’ – ha dichiarato un papà – Ma è vero che capita anche questo: molte spese, ad esempio per le trasferte o per i saggi, in particolare per gli allestimenti, sono a carico nostro. E poi, sapete da quanti anni non viene fatta una pittata, una ristrutturazione dei locali, delle palestre, degli spogliatoi, delle docce e dei bagni? Qua piangono sempre miseria nascondendosi dietro il principio del diritto allo sport da garantire ai giovani. E alla fine, dopo decenni di ‘tirare a campare’, ci siamo trovati in questa situazione“.
l'Unità