L’ora più buia di Beppe Sala: compromesso o dimissioni? Il futuro di Milano si decide oggi col Partito democratico

Milano – Le prossime ore saranno decisive per Giuseppe Sala. Il sindaco di Milano si prepara ad affrontare il momento più delicato del suo secondo mandato, con un discorso in Consiglio comunale lunedì 21 luglio che potrebbe ridisegnare gli equilibri politici di Palazzo Marino. La scelta di proseguire o fare un passo indietro dipenderà in gran parte dalle garanzie che riuscirà a ottenere dal Partito democratico, che rappresenta la spina dorsale della sua maggioranza.
Dopo l’inchiesta sull’urbanistica che, oltre che allo stesso Sala, vede indagati assessori, dirigenti comunali, costruttori e architetti, il sindaco ha passo il weekend nella sua abitazione, lontano dai corridoi del potere ma immerso nei calcoli politici che potrebbero decidere il destino della sua amministrazione. Non più le lacrime di giovedì scorso, quando ha appreso di essere finito nel registro degli indagati, ma una lucida valutazione delle opzioni rimaste sul tavolo.
La dialettica nel partitoIl cuore della questione batte nel rapporto con il Partito democratico, che ha mostrato crescenti insofferenze verso le scelte del sindaco. “Vogliamo continuare al fianco del sindaco”, ha dichiarato il segretario metropolitano Alessandro Capelli, ma le parole successive suonano come un ultimatum: servono “cambiamenti concreti” e un nuovo corso che metta “al centro la questione sociale, ambientale, delle opportunità e dell’uguaglianza”.
I Democratici hanno trascorso il weekend in riunioni serrate, coinvolgendo segreterie locali e parlamentari per definire la linea. Il messaggio è chiaro: niente più navigazione a vista, basta con le liti interne che hanno caratterizzato gli ultimi mesi. Se Sala vuole restare, deve garantire una maggioranza compatta e un programma condiviso per chiudere degnamente il mandato.
L’incontro decisivo è fissato per oggi, domenica pomeriggio, alle 16. Sul tavolo ci sono dossier scottanti come San Siro, dove si è già trovato un primo compromesso: la delibera sulla vendita dello stadio slitta a settembre, accontentando le richieste di prudenza del partito senza compromettere i tempi tecnici del progetto.

A pesare sulle valutazioni politiche c’è l’indagine della procura milanese che ha sconvolto gli equilibri cittadini. I magistrati hanno messo sotto la lente un presunto sistema di “speculazione edilizia selvaggia” che avrebbe operato indisturbato per anni, ridisegnando lo skyline milanese con operazioni controverse. L’inchiesta, articolata in diversi filoni investigativi sviluppati in quasi due anni di lavoro, ha portato alla richiesta di sei misure cautelari e oltre settante indagati.

Tra i destinatari l’assessore comunale Giancarlo Tancredi, per il quale è stata chiesta la custodia domiciliare, e l’imprenditore Manfredi Catella, fondatore del gruppo Coima. Indagato anche l’architetto Stefano Boeri e l’ex vicesindaca e assessora Ada Lucia De Cesaris. Nel mirino sono finiti progetti di rilevanza cittadina come Porta Nuova, il “Pirellino” e le palazzine del Villaggio Olimpico. Sala risulta indagato per “false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone” e concorso in “induzione indebita a dare o promettere utilità”.
Il discorso della svoltaLunedì 21 luglio, in Consiglio comunale, Sala pronuncerà quello che i suoi collaboratori definiscono il discorso più importante del suo mandato. Non una semplice informativa sull’inchiesta, ma un vero e proprio manifesto politico per i due anni che restano. Il sindaco rivendicherà i successi ottenuti dal 2011 a oggi, prima come commissario di Expo 2015 e poi come primo cittadino, ma dedicherà la parte centrale del suo intervento al futuro.
Nel programma di rilancio figurano il Piano Casa per diecimila alloggi a canone calmierato, l’incremento della dotazione verde urbana per combattere l’effetto isola di calore, il completamento delle vasche di laminazione contro le esondazioni del Seveso (finora ne è stata realizzata solo una), la trasformazione di piazzale Loreto e l’apertura del nuovo Museo della Resistenza. Ma soprattutto, un nuovo piano di governo del territorio “inattaccabile”, che non lasci spazio a interpretazioni ambigue capaci di trasformare ristrutturazioni in nuove costruzioni.
Il modello Milano in discussioneQuello che si gioca in queste ore non è solo il futuro personale di Sala, ma l’intero “modello Milano” che ha caratterizzato l’ultimo decennio. Un sistema di sviluppo urbano basato su grandi progetti immobiliari e partnership pubblico-private che ora finisce sotto processo, non solo giudiziario ma anche politico.
Il sindaco e il suo entourage sono consapevoli che non basta più “tirare la carretta” fino al 2027. Se si riparte, deve essere con l’energia e la determinazione di un nuovo inizio, “come se ricominciasse da capo una legislatura di due anni”. Dalle prossime ore dipenderà la natura politica del governo cittadino.
Il Giorno