Lollobrigida: “Non voterò ai referendum. Sono come un congresso del Pd”. I dem: “Scandaloso”

“Io non andrò a votare al referendum, lo dico con chiarezza. Molti quesiti sembrano un congresso del Pd più che un referendum”. Con Francesco Lollobrigida si allunga la lista di esponenti di centrodestra che il prossimo 8 e 9 giugno non si recheranno ai seggi per votare i cinque quesiti della Cgil, quattro sul lavoro euno sulla cittadinanza.
Il primo invito a non andare a votare è arrivato da Antonio Tajani perché dice, il ministro degli Esteri, di “non sostenere la scelta referendaria”. Poi è stata la volta di Ignazio La Russa. “Farò propaganda affinché la gente se ne stia a casa”, le parole precise del presidente del Senato pronunciate a Firenze lo scorso weekend durante la festa della cultura di destra organizzata da FdI. E ancora: non voteranno i governatori leghisti sia Massimiliano Fedriga del Friuli Venezia Giulia sia Attilio Fontana della Lombardia.
Ora tocca al ministro dell’Agricoltura. “Non voterò. Anche parte del Partito democratico ha annunciato che si asterrà su tre quesiti. È una loro questione politica. Noi stiamo lavorando per affrontare con proposte all'interno del Parlamento tutti i temi che vengono citati, dalla cittadinanza fino alla riforma del lavoro, senza tornare indietro. Non abbiamo ritenuto questi referendum utili, non li abbiamo sottoscritti. La Costituzione garantisce la libertà di andare o meno a votare; ha concluso; e io personalmente non parteciperò”.
Il Pd non ci sta. Replica a Lollobrigida, il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto: “Va ricordato che un ministro non è un privato cittadino. Ha giurato sulla Costituzione repubblicana e ha un dovere in più rispetto agli altri: quello di incentivare la partecipazione democratica, non di scoraggiarla. Siccome non ha argomenti per contrastare il merito dei referendum contro la precarietà e per la cittadinanza se la prende con il principale partito di opposizione. Lui - riprende il parlamentare dem riferendosi sempre a Lollobrigida - che dovrebbe rispondere su cosa ha fatto per contrastare il caporalato nelle campagne, per arginare il ricorso a contratti precari nel settore agroalimentare, per garantire ai tanti migranti che consentono all'agricoltura di andare avanti pari dignità con tutti i cittadini. È uno scandalo tutto italiano - conclude Scotto - quello dei membri del governo e di cariche istituzionali che invitano all'astensione. Anche per contrastare questa deriva vanno moltiplicati gli sforzi perché il quorum venga raggiunto l'8 e 9 giugno".
Non solo il Pd. Anche +Europa con Riccardo Magi, presidente del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza, commenta: “Dopo Tajani e La Russa, anche il ministro Lollobrigida invita all'astensione ai referendum: siamo davanti a un vero e proprio blocco di governo antidemocratico che preferisce mandare le persone al mare piuttosto che alle urne. Hanno paura e sarà un boomerang per tutti quelli come La Russa, Tajani e Lollobrigida che faranno campagna attiva per il non voto. A questo punto, Meloni abbia un sussulto di dignità, tenga fede alla Costituzione su cui ha giurato e alle parole dette in passato, quando invitava a non disertare le urne e attaccava i governi che silenziano i referendum".
La Repubblica