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M5s presenta pdl anti-usura: serve un codice rosso per le vittime

M5s presenta pdl anti-usura: serve un codice rosso per le vittime

"Ci sono degli effetti che la pandemia e la guerra si stanno portando dietro e le subiscono famiglie ed imprese che spesso non si rivolgono allo Stato, ma all'usuraio e la tematica dell'usura sta prendendo sempre più piede". Lo afferma Francesco Silvestri, primo firmatario di una proposta di legge per modificare l'articolo 14 della legge del 1996 per vittime dell'usura.

"La legge attuale - prosegue - è vecchia di 30 anni e nessuno la usa più, non ci sono più denunce perché le persone vittime di usura non si fidano più dello Stato. La legge va riaggiornata. Novecento giorni che lo Stato usa per assistere una vittima di usura sono troppi, dopo 900 giorni non c'è più nessuno da assistere, quindi serve subito un codice rosse, una corsia preferenziale per le vittime di usura che devono subito essere assistite".

"Quando una legge migliora o salva la vita - aggiunge l'esponente M5s - figuriamoci se ci mettiamo a fare opinionismo di sorta dal punto di vista parlamentare. Fdi, Pd, Avs, chiunque possa mettere il tasto verte per un codice rosse per le vittime di usura è il benvenuto e questo è un dovere morale per tutti i partiti".

Dello stesso avviso il leader M5s Giuseppe Conte, presente nella parte finale della conferenza stampa: "Il codice rosso anti usura - dice l'ex premier - aiuta chi è in difficoltà. Serve un sistema di protezione equiparabile alle vittime violenza, abbiamo il dovere morale di varare questa misura per chi è in difficoltà e che non può aspettare".

All'incontro con la stampa ha preso parte (oltre ad esponenti di associazioni anti usura) anche Matteo Tubertini, imprenditore calabrese della Guglielmo Caffè, azienda finita al centro di un attentato qualche anno fa: "Rappresento un brand storico in Calabria dove la criminalità è soffocante per le aziende. È difficile parlare - dice - perché chi denuncia non viene ascoltato. Non faccio parte del M5s, ma a loro va un plauso, il presidente Conte mi chiamò dopo l'attentato e mi è stato vicino. Tante aziende stanno valutando di abbandonare la Calabria e questo vuol dire che il Sud non è in condizione di creare attività libera. Un azienda che denuncia non ha lo stato accanto".

La Repubblica

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