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Per battere Meloni alle elezioni, l’unica opzione possibile è il campo largo

Per battere Meloni alle elezioni, l’unica opzione possibile è il campo largo

(foto Ansa)

l'analisi

Ci sono almeno tre ragioni, di politica estera, di politica economica, di carattere politico-istituzionale, che giustificano e impongono la coalizione larga a sinistra

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Nella situazione attuale, per fare un ragionamento politico di prospettiva, bisogna partire da una premessa. In presenza di un sistema elettorale maggioritario come è quello vigente, la scelta è limitata a due sole alternative: la conferma della maggioranza esistente; la sua sostituzione con l’opposizione attuale rinforzata fino a poter vincere le elezioni. Non esistono e non sono giustificabili posizioni terze.

Partendo da questa premessa, in vista delle elezioni politiche del 2027 si tratta di scegliere fra la riconferma della coalizione che fa capo a Giorgia Meloni e il cosiddetto campo largo, che oggi comprende il Partito democratico, il Movimento cinque stelle, l’Alleanza verdi-sinistra, allargato a quella che Goffredo Bettini ha chiamato “la tenda”, che dovrebbe ospitare varie formazioni laiche o cattoliche e varie liste civiche. Si tratta di formazioni che, in un sistema elettorale puramente proporzionale, preferirebbero ed avrebbero titolo per presentarsi da sole in posizione autonoma.

Fra le due opzioni, il campo largo, reso il più largo possibile, è la scelta giusta. Ci sono tre ragioni, di politica estera, di politica economica, di carattere politico-istituzionale, che la giustificano e impongono. Per la politica estera, l’elezione di Donald Trump ha comportato una svolta sostanziale e molto pericolosa nelle posizioni del governo Meloni. Fino a quel momento la piena adesione alle posizioni atlantiche rappresentate da Joe Biden compensava gli equivoci sulle questioni europee, e in particolare la freddezza davanti a ogni ipotesi di avanzamento dei progetti di integrazione dell’Unione europea. Trump vuol dire una sostanziale rottura fra Europa e Stati Uniti e la necessità per l’Europa di riprendere e di accelerare il processo di integrazione. L’Italia non può stare alla finestra, ma Meloni non può prendere le distanze da Trump. Ne segue la scomparsa dell’Italia da tutti i principali dossier europei e il raffreddamento nelle relazioni con i nostri principali partner, a cominciare dalla Francia e dalla Germania. Questa situazione è particolarmente grave nel caso delle spese per la difesa. E’ giusta la richiesta di Schlein di far coincidere l’aumento delle spese con dei passi in avanti nella costruzione di una difesa comune europea. Ma su questo terreno, l’Italia di Meloni non può certo avvicinarsi all’Europa perché si distaccherebbe da Trump. Per l’economia, l’Italia è ferma dall’inizio degli anni 2000; il reddito pro capite è sceso rispetto agli altri paesi dell’euro; la produttività è stagnante. La crisi del 2008 ha pesato particolarmente sull’Italia. Solo dopo il Covid vi è stata una forte ripresa aiutata dal deficit pubblico. Ma ora il paese si è fermato di nuovo: non cresce il reddito, diminuisce la produzione industriale, diminuisce il potere di acquisto dei salari. Neppure il Pnrr, negoziato ed ottenuto dal governo Conte, ma gestito dall’attuale governo, è stato in grado di risollevare l’economia. E’ una situazione alla lunga insostenibile nei suoi riflessi sociali. Serve un nuovo governo che metta al centro della sua politica un obiettivo di crescita del reddito e della produttività e definisca gli strumenti della politica economica in funzione di questo obiettivo. Anche la gestione della finanza pubblica va rivista. Non basta la prudenza del ministro dell’Economia, serve una revisione in profondità del bilancio per dare spazio a una più efficace spesa sociale e, insieme, a un possibile sostegno della crescita attraverso gli investimenti pubblici. Sull’economia la maggioranza ha fallito, serve un’altra strada. Il terzo tema riguarda la situazione politico-istituzionale. A questa maggioranza piace la conflittualità fra le istituzioni, basta vedere i rapporti con la magistratura. E’ un clima malsano che ricorda la Polonia e l’Ungheria e oggi gli Stati Uniti. L’Italia ha bisogno di una coalizione che abbassi i toni degli scontri istituzionali e metta fine all’ansia di cambiare la Costituzione.

Dunque va costruito un campo largo. Questo richiede pazienza e disponibilità al dialogo.

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