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Quando e perché De Luca è diventato ‘Sceriffo’: l’aneddoto raccontato dal Presidente della Campania

Quando e perché De Luca è diventato ‘Sceriffo’: l’aneddoto raccontato dal Presidente della Campania

Manganelli fluorescenti

Le parole del governatore in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Ruvo del Monte, suo paese di nascita

Fonte video Youtube dal canale del Comune di Ruvo del Monte
Fonte video Youtube dal canale del Comune di Ruvo del Monte

È stato un Vincenzo De Luca molto emozionato quello che abbiamo visto in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Ruvo del Monte, suo paese di origine. Il Presidente della Regione Campania, infatti, lo scorso 12 luglio ha anche ricevuto le chiavi della cittadina dal sindaco Pietro Mira. Per l’occasione De Luca ha ricordato le sue origini. Il governatore ha raccontato che suo padre, come tanti altri abitanti della comunità lucana, era emigrato in Venezuela. Tornato in Italia quando il futuro politico era già nato, si è poi trasferito con l’intera famiglia a Salerno.

Quando De Luca è diventato ‘Sceriffo’

Quest’ultima era la città più vicina a Ruvo del Monte ed era il centro abitato più sviluppato che si trovasse nelle vicinanze del paesino della Basilicata. Così, dopo aver descritto i ricordi più belli della sua infanzia, tra il profumo dei garofani e dei sambuchi e i primi amori, ha inizio il racconto del De Luca politico. Il Presidente della Regione Campania ha iniziato a far politica da giovane, mentre completava gli studi e con un ‘praticantato’ di grande importanza: le lotte contadine dell’entroterra salernitano. Quell’esperienza, a suo detto, è stata per lui davvero formativa.

De Luca spiega perché è stato soprannominato ‘Sceriffo’

Poi è giunto il momento di spiegare il perché è diventato lo Sceriffo di Salerno. O meglio, quando a De Luca è stato affibbiato questo soprannome. Lo stesso governatore ha ribadito che il tema della sicurezza è sempre stato per lui una priorità. Ma tutto ha avuto inizio quando delle vigilesse sono state aggredite e minacciate con dei coltelli da alcuni parcheggiatori abusivi. “Scoprii all’epoca – ha affermato De Lucache gli agenti della Municipale potevano avere armi da fuoco ma non manganelli. Per utilizzarli avrei dovuto chiedere l’autorizzazione del Ministero degli Interni.

I manganelli fluorescenti

Se lo avessi fatto starei ancora aspettando la risposta. Così, dopo una piccola indagine, venni a sapere che un’azienda di Brescia produceva manganelli d’acciaio con un rivestimento fluorescente. Ne ordinai 250 e nella delibera erano indicati come dispositivi di segnalazione urbana, visto che si vedevano al buio. Così se uno di quegli aggressori avesse preso una randellata tra il capo e il collo, forse avrebbe imparato a campare“.

l'Unità

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