Regionali, Cdx in alto mare. La frizioni che bloccano l'intesa sono sul Veneto. La Lega lo rivuole a tutti i costi ma FdI non molla. Inside


Di sicuro nel Centrodestra ci sono soltanto le ricandidature alla poltrona di presidente di regione di Francesco Acquaroli nelle Marche e di Roberto Occhiuto in Calabria. Per il resto il caos regna sovrano in questo fine agosto ricco di polemiche nella maggioranza di governo per gli attacchi di Matteo Salvini al presidente francese Emmanuel Macron che hanno scatenato la reazione del ministro degli Esteri e vicepremier, come il leader della Lega, Antonio Tajani.
Se in Puglia gli azzurri non hanno alcuna voglia di candidare Mauro D'Attis, vista la vittoria praticamente scontata di Antonio Decaro, ex sindaco di Bari ed europarlamentare del Pd, e in Campania e in Toscana le discussioni sono ancora in corso (anche in questi casi la sconfitta del Centrodestra è altamente probabile), la vera partita è il Veneto.
Per il Carroccio, che ha deciso di rinunciare alla Lista Zaia e di piazzare il Governatore uscente come capolista della Lega per cercare di sorpassare Fratelli d'Italia, la regione è la "linea del Piave" e il candidato ideale c'è già: Alberto Stefani, segretario regionale della ("gloriosa") Liga Veneta e vice-segretario federale del Carroccio.
Ma il partito della presidente del Consiglio non molla. La candidatura di Forza Italia dell'ex sindaco di Verona Flavio Tosi è solo velleitaria e non andrà mai in porto, il vero braccio di ferro è tra Salvini e la premier. Da un lato il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture non può mollare la regione chiave per la Lega, storica, dove è nato il federalismo e dove ormai quasi dieci anni fa (un'era geologica praticamente) il popolo (veneto) a gran voce ha chiesto l'autonomia attraverso un legittimo referendum popolare.
Dall'altra parte Meloni ha i suoi che spingono per avere la guida di una grande regione del Nord e non vogliono aspettare le elezioni in Lombardia, forti anche del fatto che proprio in Veneto i meloniani hanno ottenuto il miglior risultato in Italia sia alle Politiche sia alle Europee del 2024 (oltre il 34% dei voti). Fratelli d'Italia i nomi per il Governatore ce li ha già: o Luca De Carlo, segretario regionale, o Raffaele Speranzon, vice-capogruppo vicario al Senato. La sfida è totale e apertissima e stando a fonti qualificate del Centrodestra la soluzione non verrà trovata prima di settembre.
Tra il 5 e il 10 del prossimo mese, dopo le vacanze estive, ci sarà un vertice tra i leader della maggioranza che dovrebbe sciogliere la matassa. Il punto è che se la Lega (meglio, Liga Veneta) non dovesse avere il candidato potrebbe anche decidere di correre da sola con un clamoroso strappo nel partito e nella coalizione rischiando così di far perdere il Centrodestra regalando al Centrosinistra un'inaspettata vittoria in Veneto dove in corsa c'è da qualche settimana il trevigiano Giovanni Manildo.
Fonti di governo assicurano che "non ci sarà rottura e che la quadra verrà trovata" ma la contrapposizione c'è. Salvini non può e non vuole mollare ma Meloni è pressata dai suoi per avere il presidente di una regione del Nord. Contropartite? Sì, nella Legge di Bilancio. Se a vincere fosse la Lega, è ovvio che non ci sarà alcuna nuova rottamazione delle cartelle nella manovra per il prossimo anno. O comunque, se ci sarà, sarà limitata. Priorità al taglio delle tasse per il ceto medio più volte evocato da Forza Italia e dal vice-ministro dell'Economia Maurizio Leo.
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