I Velvet Sundown sono l’Ai band più chiacchierata dell’estate

Chi c’è davvero dietro il gruppo più misterioso (e discusso) del momento? Il sound da Eagles e cori alla Pink Floyd hanno destato desiderio di conoscere chi ci fosse dietro al microfono, se persone o prompt.
La AI band più chiacchierata dell’estate 2025 nasce a sorpresa nel giugno di quest’anno. In poche settimane, i VelvetSundown sono diventati virali: da 350.000 a oltre un milione di ascolti su Spotify, senza tournée, senza interviste, senza alcuna gavetta. Il loro brano di punta, Dust on the Wind, ha superato 2,2 milioni di stream, un risultato sorprendente per un gruppo del tutto sconosciuto fino a ieri. In poche settimane, il gruppo ha pubblicato ben 3 album, tutti con lo stesso sound e uno spiccato riferimento al rock e blues anni ’70: chitarra acustica ed elettrica, batteria, basso e una voce solista riverberata, che si alterna a cori dall’atmosfera nostalgica.
Il sound vintage anni ’70 ha subito incuriosito, ma è stata la loro estetica a sollevare sospetti. I profili social dei quattro presunti membri sono popolati da immagini chiaramente generate con intelligenza artificiale: colori iperrealistici, ombre innaturali, lineamenti non umani e il classico “errore delle mani” che testimonia la provenienza delle foto.
Il sospetto si è trasformato in dibattito pubblico quando Rolling Stone ha intervistato un certo Andrew Frelon, presentatosi come portavoce della band e quinto membro, confermando di aver utilizzato Suno, software AI per la creazione musicale.
Tuttavia, i VelvetSundown tramite post su Instagram hanno prontamente smentito le sue parole, dichiarando che Frelon non faceva parte del progetto. Si è poi scoperto che dietro questa identità si nascondeva Tim Boucher, esperto di cybersecurity, che avrebbe approfittato del caos per inserirsi nel dibattito, alimentando ulteriormente il mistero.
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