Presentato il primo ricorso per sospendere la nomina di Ariel Lijo e Manuel García-Mansilla alla Corte Suprema
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In seguito alla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale con le nomine di Ariel Lijo e Manuel García-Mansilla alla Corte Suprema, mercoledì è stata depositata presso la Corte la prima azione amparo per sospendere il giuramento dei due candidati alla presidenza della Nazione Javier Milei.
Il documento è stato presentato dalla ONG Asociación Civil Centro de Estudios para la Promoción de la Igualdad y la Solidaridad (CEPIS) in netta opposizione alla lettera del decreto 137/2025 che formalizza la nomina dei giudici della commissione.
In questo documento si chiedeva che i regolamenti pubblicati dal potere esecutivo fossero annullati e dichiarati incostituzionali.
Sulla stessa linea argomentativa, il CEPIS ha chiesto che venga concessa una misura cautelare affinché non venga rispettato l'ambito di applicazione del Decreto, vale a dire: che venga sospeso il giuramento di Ariel Lijo e Manuel García Mansilla.
Si tratta di una misura cautelare provvisoria, in attesa che venga chiarito il merito della discussione sulla possibile incostituzionalità del decreto di designazione .
Tra le richieste avanzate, è stata richiesta la registrazione di questa azione nel Registro dei procedimenti collettivi della Corte Suprema, dato che nel corso della giornata potrebbero essere presentate altre presentazioni.
Nel sostenere questa richiesta, il CEPIS ha affermato nella sua memoria: “L’emanazione del decreto 137/2025 dimostra la violazione del principio di non concentrazione del potere, manca di adeguata giustificazione e il rapporto della situazione denunciata con il danno istituzionale che provoca è sproporzionato”.
Proseguendo nella spiegazione, è stato sottolineato che questa circostanza "dimostra l'arbitrarietà e l'incostituzionalità della stessa, con l'esecutivo che assume poteri che sono regolati al potere legislativo nella ricerca del consenso e nel controllo incrociato di poteri e doveri. In breve, il potere esecutivo si arroga poteri proibiti dalla Costituzione nazionale."
Tra gli altri aspetti menzionati nella prima presentazione contro l'arrivo di Lijo e García-Mansilla attraverso i decreti firmati dal Capo dello Stato, si è parlato di un "atto che lede in modo manifestamente arbitrario la garanzia di indipendenza prevista dall'articolo 18 della Costituzione nazionale".
Infine, l’Associazione Civile ha affermato nella sua presentazione: “Queste disposizioni stabiliscono il contenuto minimo affinché il sistema di amministrazione della giustizia sia indipendente dagli altri poteri dello Stato e affinché giudici, pubblici ministeri e difensori possano svolgere liberamente la delicata missione che è stata loro assegnata, senza interferenze politiche e protetti da qualsiasi pressione, attacco o persecuzione”.
Questa mattina presto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto di nomina, che esprime una marcata critica al Senato.
Il Governo ha sottolineato che la Camera alta "non ha ancora emesso una decisione di approvazione o di rigetto di nessuna delle candidature presentate dall'Esecutivo, il quale, invece di effettuare un'analisi seria e obiettiva dell'idoneità dei candidati proposti, ha ripetutamente scelto di ritardare la propria decisione sulla base di considerazioni motivate da convenienza politica".
"Questo ritardo da parte di chi deve decidere sugli atti presentati", si legge nel testo, "implica un inadempimento dei doveri costituzionali del Senato, ignora quanto stabilito dall'articolo 16 della Costituzione e subordina la corretta amministrazione della giustizia agli interessi di parte, a danno di tutti i cittadini".
Il Governo ritiene pertanto che "il silenzio della Camera Alta è ingiustificabile, la pone in colpa di fronte all'intero popolo argentino e mette in pericolo il normale funzionamento della Corte Suprema".
Allo stesso tempo, afferma che "l'attuale situazione della Corte Suprema di Giustizia la pone a rischio imminente di paralisi nell'esercizio della sua funzione giurisdizionale".
Clarin