Xerazade, Carlos Bunga e viaggio culturale in Brasile a Gulbenkian

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Dal 20 settembre sarà inaugurata al Gulbenkian Modern Art Center (CAM) una mostra a lungo termine ispirata alla regina Shahrazad, narratrice de "Le mille e una notte", composta da una selezione di opere ispirate al dispositivo narrativo di questa antica raccolta di racconti, come indica il sito web della Fondazione.
In 14 sezioni, questo "sguardo soggettivo" mira anche a riportare quel personaggio ai giorni nostri, estraendolo dal suo specifico contesto culturale, si legge nel testo della mostra che sarà visitabile fino al 20 settembre 2027.
Intitolata "Xerazade, la collezione infinita del CAM", sarà la 65a mostra collettiva dall'inaugurazione del centro nel 1983, le cui acquisizioni da allora ammontano attualmente a più di 12.000 opere d'arte moderna e contemporanea, con una forte attenzione all'arte portoghese del XX e XXI secolo e un nucleo significativo di arte britannica e altre opere di artisti stranieri in vari media.
In questa nuova mostra - che cambierà periodicamente, con cambiamenti nelle sezioni e nelle opere, "cercando di adattarsi al tempo incerto delle storie e al tempo complesso della Storia" - saranno esposte le acquisizioni recenti, così come alcune opere con una visibilità meno consueta, afferma Gulbenkian.
Nella stessa data, verrà inaugurata al CAM Project Space la mostra personale "Zineb Sedira. Standing Here Wondering Which Way to Go" dell'artista franco-algerina. La mostra si basa su una riflessione sulle utopie degli anni '60, mettendo a confronto cultura e resistenza attivista.
Fino al 19 gennaio 2026, i visitatori potranno ammirare le opere dell'artista nata nel 1963, residente a Londra, che ha incentrato il suo lavoro sulla riflessione su temi quali la migrazione, la storia e i pregiudizi delle storie ufficiali, utilizzando narrazioni autobiografiche, narrativa e documentari.
La mostra si basa su una riflessione sulle utopie degli anni '60, nel contesto delle nuove lotte per l'indipendenza e la liberazione africana, il cui titolo cita una canzone eseguita dalla cantante gospel afroamericana Marion Williams al Festival Panafricano di Algeri nel 1969, attorno alla quale si articola il progetto.
Si tratta di un progetto commissionato dal CAM, in collaborazione con altre istituzioni culturali come il Jeu de Paume di Parigi (Francia), l'Istituto d'Arte Moderna di Valencia (Spagna) e il Bildmuseet di Umeå (Svezia).
"Carlos Bunga. Abitare la contraddizione" occuperà, dall'8 novembre al 30 marzo 2026, la navata e il mezzanino del centro con "una delle sue mostre più complesse e personali fino ad oggi e una delle più grandi installazioni in cartone 'site-specific', che include opere della Collezione CAM", come si può leggere sul sito web della fondazione.
Attualmente residente e attivo a Barcellona, il lavoro di Carlos Bunga, artista nato a Porto nel 1976, si interroga sulla fragilità dell'esistenza umana e materiale, attraverso le sue installazioni che utilizzano materiali effimeri che evocano la resilienza.
Temi quali la casa, l'avversità, il rifugio, la libertà, il nomadismo, la natura, la metamorfosi e l'invenzione sono presenti nelle sue opere.
In questa mostra, con opere provenienti dalla collezione della fondazione, Carlos Bunga parte dal disegno "La mia prima casa fu una donna" (1975), che rappresenta la madre dell'artista: una figura incinta con una casa sulla testa, mani e piedi umani e animali.
Oltre a riunire materiali d'archivio, libri d'artista, performance e oggetti espositivi, l'artista creerà, per lo spazio della navata, un'installazione in cartone "site-specific", "la più grande finora realizzata in Portogallo, che evoca i bordi arrotondati e le forme organiche del mondo naturale".
La cultura brasiliana sarà al centro della mostra che inaugurerà il 14 novembre nella galleria principale e in quella al piano inferiore della sede della Fondazione Calouste Gulbenkian, dove rimarrà fino al 17 febbraio, curata da José Miguel Wisnik, Milena Britto e Guilherme Wisnik.
Progettata da Daniela Thomas, la mostra sarà accompagnata da un programma di attività parallele e da una pubblicazione che amplierà la ricerca condotta dal team curatoriale.
Dal 18 marzo di quest'anno fino al 25 luglio 2026 sono in corso i lavori di ristrutturazione del Museo Calouste Gulbenkian, ormai chiuso, la cui collezione, creata dall'imprenditore e mecenate armeno nella prima metà del XX secolo, copre più di 5.000 anni di storia, dall'antichità al XX secolo.
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