In principio fu il 1968: quando la contestazione irrompe alla Mostra del Cinema di Venezia

È il 26 agosto 1968 quando il Lido di Venezia diventa il teatro di quella che poi sarà una contestazione politica giovanile di scala nazionale. Alla Mostra del Cinema è in atto una forte protesta degli autori cinematografici contro lo Statuto della mostra, risalente al fascismo. Nasce il "Comitato di coordinamento per il boicottaggio", composto da registi e sceneggiatori principalmente aderenti all’ANAC, che chiedono una gestione culturale democratica e il diritto d’informazione per critici e giornalisti. L’obiettivo è boicottare l'inaugurazione, dopo che pochi mesi prima a Cannes è stato annullato il Festival, proprio sull'onda dei movimenti politici che ricordiamo come “il maggio francese”.
Il presidente della Biennale, Luigi Chiarini, ordina in quelle ore la sospensione della Mostra e chiude il Palazzo del Cinema, presidiato dalla polizia. Pci e Psiup propongono che il Consiglio Comunale affidi la direzione culturale della Mostra agli autori di cinema, la DC è però contraria. Finirà con un'apertura della Mostra il 27 agosto in tono minore e con poca affluenza. Effetti che dureranno un decennio circa, prima che la kermesse ritrovi il suo splendore.
Il festival abolisce le competizioni e i premi vengono sospesi, non si svolgono le edizioni del 1973, 1977, 1978. Sono gli anni di Piombo, caratterizzati da una tensione sociale sempre più aspra.
Anche Pier Paolo Pasolini si trova al centro della diatriba della Mostra del 1968. Lui è li con il film Teorema, che indaga il tema del sacro in una famiglia borghese. All’inizio Pasolini non aderisce alle proteste ma chiede la sospensione della cerimonia di premiazione e alla polizia di astenersi dai presidi.
La situazione degenera con l'esplosione di una bomba carta davanti al Palazzo del Cinema. Pasolini a quel punto sceglie di schierarsi con i contestatori e propone un controfestival veneziano.
Registi che inizialmente avevano aderito alla protesta, come Bernardo Bertolucci e Liliana Cavani, poi partecipano regolarmente alla Mostra, lasciando Pasolini isolato nella sua scelta di boicottare il suo stesso film.
Teorema viene comunque proiettato, ottiene apprezzamenti ma è sequestrato perché ritenuto osceno. Pasolini affronta un processo e da quell’anno non partecipa più alla Mostra del Cinema di Venezia. La sua protesta segnala una critica radicale alla gestione culturale e politica del Festival, diventando un simbolo delle tensioni di quegli anni.
Mostra del Cinema di Venezia, protesta No Grandi Navi il 7 settembre 2019 (Getty)
Sul red carpet e fuori dal palazzo del Cinema sono innumerevoli gli episodi di protesta legati alle vicende politiche e sociali. Nel 2001, poco prima del G8 di Genova, una manifestazione interrompe la serata inaugurale con uno striscione contro il G8.
Nel 2010 le proteste riguardano i tagli alla sicurezza sulla scena della presentazione del film "Biutiful".
Negli anni successivi sono i movimenti No-TAV e associazioni ambientaliste, in particolare contro le grandi navi nella laguna veneziana, a creare un fronte di attivismo ambientalista e politico che ha avuto momenti di visibilità pubblica anche nelle vicinanze della Mostra. Tuttavia, risulta che non vi sia stata una protesta No-TAV specifica e ufficiale durante la Mostra del Cinema, ma una generale solidarietà e convergenza con altre mobilitazioni ambientaliste e sociali a Venezia.
Nel 2019 e nel 2023, sono gli anni del “Me too”, esplodono le contestazioni di genere legate alla presenza di registi controversi (come Roman Polanski, Woody Allen e Luc Besson) e alle critiche sulla scarsità di registe donne in concorso.
Mostra del Cinema di Venezia, protesta contro Erdogan il 9 settembre 2016 (Getty)
Quest'anno l'edizione numero 82 è segnata dalla mobilitazione per la Palestina e dall'assenza degli attori israeliani Gal Gadot e Gerard Butler, due dei protagonisti di In the Hand of Dante, attesisso film fuori concorso di Julian Schnabel.
Il collettivo Venice4Palestine, con oltre 1.500 firme di registi, attori e artisti da tutto il mondo, tra cui Marco Bellocchio, Matteo Garrone, Ken Loach, Laura Morante, Alice e Alba Rohrwacher, ha chiesto con una lettera aperta alla Biennale datata 22 agosto, di prendere una posizione netta contro la guerra a Gaza, il genocidio, e la carestia ai danni del popolo palestinese.
Rai News 24