Mancano le intese, caos regionali. In Calabria tempi stretti

La Puglia alle prese con Michele Emiliano che non ne vuole sapere di fare "un passo di lato" e con Antonio Decaro che, di conseguenza, non fa un passo avanti.
La Calabria, che vota a inizio ottobre, ancora senza sfidante per Roberto Occhiuto e con il termine per la presentazione delle liste che si avvicina (il countdown segna meno 20 giorni). Il Veneto che - nonostante la pausa ferragostana - registra ancora il braccio di ferro tra Lega e Fratelli d'Italia su chi debba essere il successore di Luca Zaia. Che a sua volta tiene tutti col fiato sospeso: 'lista sì', 'lista no', in attesa che si capisca che cosa vorrà fare in futuro.
A tutto questo si aggiunge poi la Toscana che, se oggi registra l'accordo raggiunto per il sostegno di Eugenio Giani siglato da Pd e Movimento 5 stelle, vede il resto del fronte riformista (Azione, +Europa, Pri e Psi) spaccarsi e fallire l'intesa per una lista unica 'del presidente'. E, a latere, un'azione di disturbo che registra un ricorso al Tar per annullare il decreto di indizione della data delle elezioni da parte di Democrazia sovrana popolare, forza politica guidata da Marco Rizzo. Tenendo conto che per la Puglia e il Veneto (oltre alla Campania) mancano ancora le date del voto - ormai scontata per queste regioni la chiamata alle urne a fine novembre - particolarmente urgente appare la ricerca di una soluzione per la Calabria dove il 5 e 6 settembre scadono i termini per presentare liste e candidati per un seggio a palazzo Campanella. Qui lo stallo è tutto nel centrosinistra ancora senza un nome da contrapporre ufficialmente a Occhiuto. Bene o male quello di Pasquale Tridico - europarlamentare dei 5 stelle - sembra rispondere all'identikit politico ricercato, ma la riserva, l'ex presidente dell'Inps, pare non la voglia ancora sciogliere. Per il centrosinistra calabrese si aprono dunque due strade: la prima, decisamente la più agevole, vede Tridico dare la sua disponibilità con la coalizione a convergere rapidamente su di lui chiudendo a cascata tutti gli altri dossier. Decisamente più tortuoso e di difficile lettura, il percorso che vedrebbe Tridico tirarsi indietro. Perchè se su di lui i dem non farebbero obiezioni, di altri candidati pentastellati non sembra vogliano sentir parlare. E per la Calabria, come per le altre regioni in bilico, la partita si sposta su Roma che vedrà i due poli - centrodestra e centrosinistra più o meno 'largo' - provare a far coesistere ragioni locali con esigenze nazionali. E queste ultime riportano indietro di qualche casella la pedina della Campania dove il candidato in pectore del centrosinistra, Roberto Fico, è in attesa di Vincenzo De Luca determinato a tenere ferma la trattativa finchè non otterrà luce verde sulle sue liste, sui possibili assessorati "di peso" e sulla segreteria regionale dei dem per il figlio Piero. Ma se il piatto del centrosinistra piange, quello del centrodestra non ride. In Campania, ad esempio, tarda la scelta non solo del nome, ma addirittura della casacca con cui il candidato scenderà in campo. Qui Fratelli d'Italia non intende mollare l'opzione di una propria candidatura ma mostra anche al suo interno alcune crepe tra chi confermerebbe la prima scelta di Edmondo Cirielli e chi invece preferirebbe una figura civica come l'avvocato Giosy Romano. Forza Italia, che dall'inizio rema contro Cirielli, smuove ulteriormente le acque con il segretario regionale Fulvio Martusciello che arricchisce il dibattito lanciando "una candidatura femminile". Proposta nata morta, come ammette lo stesso Martusciello denunciando che quando l'ha avanzata "mi hanno guardato come si guardano i matti" Ma è sempre il Veneto la portata principale con il partito di Matteo Salvini che dà per scontato che tocchi alla Lega esprimere il dopo-Zaia, mentre quello di Meloni non manca di ricordare, come fa a cadenze regolari il coordinatore regionale Luca De Carlo, che "il Veneto è la regione in cui" Fdi ha ottenuto "i risultati migliori a livello nazionale". Cedere il passo, dunque, sarebbe da considerare "un atto di straordinaria generosità" per "un partito con il 37% verso un altro col 15%".
ansa