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Il Governo accetta di discutere l'ordinalità del finanziamento richiesto dalla Catalogna.

Il Governo accetta di discutere l'ordinalità del finanziamento richiesto dalla Catalogna.

"L'ordinalità deve essere discussa nel quadro della riforma del finanziamento regionale". Il governo centrale intende proporre alle altre comunità autonome il modello di finanziamento sostenuto dalla Catalogna. Questo modello, le cui linee guida si riflettono nell'accordo raggiunto lunedì scorso dalla commissione bilaterale tra lo Stato e la Generalitat, evita però di impegnarsi su questo principio fondamentale per le aspirazioni finanziarie della Catalogna e risolverebbe uno dei suoi maggiori problemi: il fatto che, pur essendo il terzo maggiore contribuente al fondo comune, finisce per essere il decimo maggiore destinatario di risorse per il finanziamento dei servizi pubblici, con conseguente evidente sottofinanziamento.

Sebbene la natura ordinale dell'accordo firmato tra i due governi appaia solo nel preambolo e non nella sua parte operativa, il Governo presuppone di fatto che si tratti di "una proposta del Governo catalano" su cui non poteva esprimere un impegno esplicito nell'accordo, poiché ciò avrebbe precluso, in anticipo, la necessaria negoziazione multilaterale nella sede competente, il Consiglio di Politica Fiscale e Finanziaria (CPFF). Pertanto, la commissione bilaterale non era la sede per assumere un impegno su un rapporto finanziario che riguarda tutti i territori e che il Governo catalano difende inequivocabilmente. La natura ordinale dell'accordo deve essere discussa con tutte le comunità autonome.

Lo ha spiegato ieri la Ministra dell'Economia, Alícia Romero, in un'intervista a Catalunya Ràdio. Ha commentato che il fatto che l'ordinalità compaia solo nel preambolo dell'accordo tra i due governi fosse l'unico modo per raggiungere un consenso che evitasse che il dibattito con le altre regioni fallisse in partenza. Secondo Romero, il Governo è disposto ad accettare questo principio, sebbene l'accordo affermi che sia la Catalogna a difenderlo.

"Ovviamente mancano dettagli specifici", ma per il governo catalano l'ordinalità è "essenziale", al punto che se non verrà inclusa nel futuro modello di finanziamento, la Catalogna "non ci sarà", ha avvertito Romero.

Il Governo ritiene questo principio "essenziale" e Junts definisce l'accordo firmato una "presa in giro"

La portavoce del governo catalano, Sílvia Paneque, ha espresso un'opinione simile dopo la riunione del Consiglio Esecutivo: "Il principio di ordinalità, in base al quale si impartiscono ordini nei confronti delle altre comunità autonome, richiede l'intervento del governo spagnolo". Pertanto, "non si tratta di una questione tra governi, ma di una questione di negoziazione con tutte le comunità autonome", ha spiegato.

Ecco perché "non è stato possibile definirlo" nella parte operativa dell'accordo, "e compare nel preambolo". Ma in ogni caso, "è garantito", ha assicurato Paneque, e "la Catalogna è determinata a vederlo realizzato" affinché "non si ripeta ciò che ci è successo: pur generando una certa ricchezza, le risorse che arrivano ci fanno restare indietro e c'è un'incongruenza nelle politiche che dobbiamo attuare".

Come risultato della cautela implicita nell'accordo firmato, che sostiene la posizione pubblica del governo centrale, la sua portavoce, Pilar Alegría, ha fatto riferimento ieri ai principi guida del modello di finanziamento unico che compaiono tra gli impegni specifici dell'accordo: sufficienza finanziaria - "che tutte le regioni ricevano più risorse", ha definito -; solidarietà tra tutti i territori; corresponsabilità fiscale nelle spese e nelle entrate; e negoziati bilaterali "assolutamente compatibili" con il multilateralismo.

Rispondendo alle critiche sul modo in cui si intende modificare il modello di finanziamento, ovvero attraverso un accordo preventivo con la Catalogna, Alegría ha approvato il modus operandi, che spazia dal singolare all'universale: "Sì, la formula è applicabile a tutte le comunità autonome", ha concluso.

La Moncloa descrive semplicemente questa relazione finanziaria come "l'approccio della Generalitat".

Allo stesso tempo, il portavoce ha voluto anche inviare un messaggio di rassicurazione ai territori che non accettano l'ordinalità come uno dei principi guida del nuovo finanziamento, garantendo che "finché ci sarà un governo progressista in questo Paese, non ci saranno privilegi per alcuni territori rispetto ad altri".

Per evitare questo, si presume che lo Stato dovrà mettere a disposizione maggiori risorse per riequilibrare la situazione, cosa a cui Alegría ha accennato nella sua risposta alle critiche del Partito Popolare (PP), che accusa il governo di disgregare la Spagna. "Quello che stiamo facendo è finanziarlo di più e meglio ogni giorno". "Ciò che sta disgregando la Spagna sono i regali fiscali ai ricchi, come fa il PP", ha ribattuto la seconda vicepresidente Yolanda Díaz.

Il dibattito sull'ordinalità sta prendendo piede, soprattutto in Catalogna, dove diverse organizzazioni della comunità economica e imprenditoriale catalana, come il Consell de Cambras (Consell de Cambras), il PIMEC (Pimec) e la Fira de Barcelona (Fira de Barcelona), tra le altre, hanno chiesto ieri che nel nuovo sistema venga rispettato questo principio e che "l'unicità e il peso economico della Catalogna" vengano riconosciuti.

Tra le reazioni politiche, il segretario generale di Junts, Jordi Turull, ha dichiarato che il suo partito sbatterà la porta alle necessarie riforme legislative al Congresso dei Deputati perché considera l'accordo "una barzelletta totale". E il Partito Popolare Catalano (PP) ha accusato il governo centrale di aver consegnato "gli strumenti del disimpegno" al movimento indipendentista, mentre il leader del partito, Alberto Núñez Feijóo, concentrato ieri sugli episodi di razzismo di Torre Pacheco, ha evitato di esprimere la sua opinione.

Un dibattito spinoso, dodici anni dopo Granada

Dodici anni dopo la Dichiarazione di Granada del 6 luglio 2013, con la quale Alfredo Pérez Rubalcaba conciliò le posizioni del PSOE e del PSC, l'ordinalità suscita ancora perplessità in settori del socialismo spagnolo, che la considerano una diminuzione della solidarietà. A Granada, è stata forzatamente introdotta, considerando "opportuno" il riferimento al federalismo tedesco e la sentenza della Corte Costituzionale sullo Statuto, "affinché i contributi interterritoriali non pongano chi contribuisce in una posizione relativa peggiore rispetto a chi ne beneficia".

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