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Sumar cerca il suo posto nel governo mentre affronta la sua fragilità interna

Sumar cerca il suo posto nel governo mentre affronta la sua fragilità interna

Giunto a metà della legislatura, il progetto politico promosso da Yolanda Díaz nel 2023 – e che prometteva di rigenerare la sinistra a sinistra del PSOE – è esausto, ma ancora in piedi. E dopo una prima metà del suo mandato segnata da tensioni interne, defezioni di deputati e una totale assenza di dialogo con Podemos, Sumar affronta la seconda metà con la necessità di dimostrare che il suo periodo di governo lascerà un segno capace di legittimare la sua alleanza con Sánchez.

Il lancio dello spazio politico e del gruppo parlamentare, due anni fa, è stato tanto ambizioso quanto movimentato. La candidatura congiunta si è concretizzata dopo un lungo "processo di ascolto" durato un anno, che tuttavia si è concluso bruscamente e in modo carico di urgenza.

In sole 72 ore, le alleanze furono siglate con successo con quasi venti partiti, tra cui Izquierda Unida, Compromís, Catalunya en Comú e Más Madrid. Allo stesso tempo, i rapporti con Podemos iniziarono a farsi tesi di giorno in giorno, tra accuse di blocchi e veti incrociati, che avrebbero presto portato all'uscita dei cinque deputati viola dal gruppo confederale.

Compromís, e forse in futuro Chunta e Mes per Mallorca, minacciano di abbandonare il progetto plurale

Ciononostante, le elezioni del luglio 2023 hanno regalato a Sumar un risultato considerevole: 31 seggi e un ruolo chiave come partner di minoranza nel governo di Pedro Sánchez. Un successo che, due anni dopo, si rivela tanto fragile quanto contestato.

L'equilibrio di potere è stato minacciato da una serie di dimissioni e sostituzioni che, in più di un'occasione, hanno costretto i partner regionali a manovrare per evitare che i seggi vacanti cadessero nelle mani di Podemos.

Il caso più recente è quello della deputata di Més Compromís Águeda Micó, che a giugno ha deciso di lasciare il gruppo confederale e di unirsi al partito misto. Con la sua partenza, Sumar ha ottenuto 26 seggi, dopo averne recuperato uno in seguito alle dimissioni dell'ex deputata di Podemos Lilith Verstrynge. Questo numero potrebbe ridursi ulteriormente se, nelle prossime settimane, i vertici di Chunta Aragonesista e Més per Mallorca, entrambi critici sul funzionamento interno del gruppo, confermeranno l'uscita dei loro deputati Jorge Pueyo e Vicenç Vidal.

Questa tensione sul rischio di una crescente presenza di Podemos al Congresso ha influenzato diversi movimenti interni. Gala Pin, membro del partito Comuns, si è infine dimessa per "motivi strettamente personali", dato che la sua sostituzione non ha compromesso l'equilibrio interno, poiché la candidata successiva in lista per Barcellona era la collega leader di Comuns Viviane Ogou. Diversa, invece, la situazione nel caso di Candela López, coordinatrice del partito catalano, che aveva annunciato l'intenzione di lasciare il suo seggio per concentrarsi sul partito, ma ha deciso di rimanere a Madrid poiché, con le dimissioni confermate di Pin, la sua sostituzione avrebbe comportato l'ingresso di un leader di Podemos e avrebbe alterato i conti del gruppo.

Nonostante questa turbolenza, Yolanda Díaz affronta l'inizio del nuovo anno politico con un certo ottimismo, dopo aver ottenuto una significativa vittoria politica all'ultimo Consiglio dei Ministri di luglio con l'approvazione del congedo parentale esteso. "Una pietra miliare di grande valore sociale" che la vicepresidente e i suoi colleghi hanno proposto di utilizzare come leva per promuovere i due principali obiettivi della seconda metà del mandato: la negoziazione di un nuovo salario minimo e la riduzione della giornata lavorativa senza riduzione della retribuzione.

La sfida per Díaz è duplice. Da un lato, deve consolidare il proprio profilo all'interno di un Consiglio dei Ministri in cui il PSOE detta il tono legislativo e monopolizza la maggior parte degli impegni rispettati: il governo afferma di aver già attuato il 45% delle 200 misure concordate, sebbene lo squilibrio tra iniziative socialiste e confederali sia notevole.

D'altro canto, è necessario resistere alle pressioni interne ed esterne che minacciano di frammentare uno spazio politico nato proprio per superare le divisioni che gravavano sulla sinistra periferica.

In quest'area, i rapporti con Podemos sono inesistenti. La mancanza di coordinamento ha trasformato ogni votazione, anche quelle irrilevanti, in un esercizio di geometria variabile, con il partito viola che agisce in modo indipendente e, a volte, si allea con altri partner per indebolire il potere esecutivo. Díaz ha persino ammesso che al Congresso opera una "maggioranza distruttiva" in grado di sconfiggere le iniziative governative, pur insistendo sul fatto che è ancora possibile governare "nonostante tutto".

L'orizzonte, tuttavia, non è chiaro. Il bilancio generale dello Stato si preannuncia come la grande prova della sessione legislativa, che il governo supererà solo se riuscirà a riunire contemporaneamente Junts, Podemos e il resto dei suoi alleati. Ogni gruppo giocherà la propria partita per guadagnare influenza. Ma Sumar correrà il rischio maggiore, consapevole che un'ipotetica elezione anticipata lo coglierebbe con l'unità del partito in dubbio e con buona parte delle promesse elettorali ancora incompiute.

In questi due anni, il partito di Díaz ha dimostrato che governare e unire un così ampio spettro di forze sono compiti incompatibili senza una solida architettura politica e un dialogo costante. E la seconda metà del mandato metterà alla prova non solo la loro capacità di attuare nuove misure sociali, ma anche la fattibilità di un progetto nato con la promessa di aggiungere valore e che, per ora, sembra più preoccupato di garantire che nessuno sottragga.

lavanguardia

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