Pensione a 64 anni dal 2026, ma saltano le quote: come sarà la riforma

Con l’arrivo della Legge di bilancio 2026, diventa inevitabile parlare di pensioni. Il governo per l’anno prossimo sta preparando un pacchetto di cambiamenti che potrebbe riguardare milioni di lavoratori.
Si va dal possibile nuovo destino del Tfr, a una revisione dell’età per andare in pensione, fino a nuove formule per chi vuole smettere di lavorare prima.
L’idea di fondo è rendere il sistema più flessibile, dando più opzioni a chi è vicino all’uscita, ma senza mettere a rischio i conti pubblici che ne risentono. Per questo motivo, quello dei fondi, il percorso però è ancora pieno di punti da chiarire.
Tfr nei fondi complementari per i nuovi assuntiCominciamo con la prima proposta. Dal 2026, contrariamente a quanto prospettato inizialmente, il Tfr dei neoassunti potrebbe non restare più in azienda ma essere trasferito in automatico a un fondo pensione.
Chi viene assunto avrà sei mesi di tempo per dire se vuole tenere il Tfr come oggi, altrimenti confluirà nella previdenza complementare.
Si chiama “silenzio-assenso al contrario”: non serve fare nulla per partecipare, ma bisogna farsi esplicitamente dire se non si vuole aderire. Il governo, in questo modo, vuole spingere più persone a costruirsi una pensione integrativa, da affiancare a quella pubblica. Questo è un modo per avere un aiuto economico in più quando si smetterà di lavorare, visto che la sola pensione statale, meglio che vada (l’ipotesi peggiore è non vederla proprio la pensione), rischia di non bastare.
Quota 41 con uscita anticipata: conviene?Tra le ipotesi in discussione c’è anche una nuova via, la cosiddetta Quota 41) per andare in pensione prima: uscita possibile con 41 anni di contributi e almeno 62 anni di età.
In cambio, però, l’assegno mensile subirebbe una riduzione proporzionale, che dipende da quanto si anticipa l’uscita rispetto ai requisiti ordinari.
Non è ancora chiaro con quali criteri verrà calcolata la riduzione sull’assegno: bisognerà stabilire se si tratta di una percentuale fissa o variabile e quanto inciderà per ogni anno di anticipo. Non si sa neanche se saranno introdotte regole più leggere per chi ha un reddito familiare basso, così da non penalizzare le situazioni più fragili.
Addio alle quote, cosa ci sarà dopoMa la direzione che emerge dai tavoli tecnici è quella di abbandonare gradualmente il sistema delle quote, perché troppo costoso e complicato. Per quanto riguarda ad esempio la Quota 103, il governo valuta proprio di non riproporla perché poco utilizzata, mentre dovrebbe restare l’Opzione Donna, anche se gli importi sono troppo bassi.
Una delle misure che quasi certamente verrà confermata è il cosiddetto bonus Giorgetti. Chi ha già i requisiti per lasciare il lavoro ma decide di rimanere in servizio riceve in busta paga la parte di contributi che normalmente verrebbe versata all’Inps (circa il 9% dello stipendio).
Il governo vorrebbe creare un meccanismo più semplice e duraturo, che permetta di andare in pensione con più scelta e meno rigidità, senza però pesare troppo sui conti dello Stato. Non è la riforma definitiva che cancellerà la Legge Fornero, ovviamente, ma un passaggio intermedio che potrebbe consolidarsi negli anni.
Possibile stop all’aumento automatico dell’etàUn altro punto delicato riguarda il legame tra pensioni e aspettativa di vita. Oggi la legge prevede che, man mano che viviamo più a lungo, anche l’età per la pensione salga. Dal 2027, senza cambiamenti, servirebbero quindi più anni per andare in pensione di vecchiaia o con l’anticipo.
Il governo sta pensando di fermare l’età pensionabile, così da non costringere chi lavora a restare più a lungo del previsto. Fermare però questa corsa ha un prezzo: circa 300 milioni di euro ogni anno.
Per contenere la spesa, si ragiona anche su piccoli rinvii di uno o due mesi, che servirebbero a spalmare i costi senza un impatto troppo pesante sui conti dello Stato.
Pensione anticipata a 64 anni utilizzando il TfrSi pensano anche a soluzioni economiche per far andare le persone che lo desiderano prima in pensione. Per andare in pensione a 64 anni, ci sono alcune regole da rispettare. La principale è che servono almeno 25 anni di contributi, e l’importo della pensione deve superare una soglia minima, calcolata come multiplo dell’assegno sociale. Si può quindi lasciare il lavoro prima solo se la pensione futura garantisce un livello base di sicurezza economica.
Per rendere questa opzione meno penalizzante, per la prossima Manovra si prevedono delle agevolazioni per le donne con figli. Inoltre, si sta valutando di estendere l’accesso anche a chi ha versato parte dei contributi con il vecchio sistema retributivo. In questo caso, però, il calcolo della pensione verrebbe fatto interamente con il metodo contributivo, che di solito porta a un assegno più basso.
Per evitare un boom di domande tutte insieme, si ipotizza di introdurre delle “finestre”: chi raggiunge i requisiti dovrebbe aspettare uno o due mesi prima di poter effettivamente uscire.
C’è poi un’altra proposta: permettere l’uso del Tfr accantonato all’Inps per integrare la pensione e raggiungere la soglia minima richiesta. Ma i sindacati non la vedono bene: temono che così il Tfr, che nasce come salario differito, da incassare a fine lavoro, venga snaturato e usato per tappare i buchi del sistema.
Deducibilità fondi pensione e nuove agevolazioniPer convincere più persone, soprattutto i giovani, a mettere da parte risorse in un fondo pensione, il governo vuole rendere più conveniente la scelta dal punto di vista fiscale. Oggi si possono dedurre dalle tasse poco più di 5 mila euro all’anno: se si alza questo limite, chi versa di più avrebbe un vantaggio immediato in dichiarazione dei redditi. Adesso meno di un terzo degli under 35 aderisce a un fondo integrativo.
Ci sono i soldi per queste modifiche?Ridurre le penalizzazioni nella Quota 41 e bloccare l’aumento dell’età pensionabile ha un prezzo. E questo prezzo lo pagano, manco a dirlo, i conti pubblici. La politica ora sta cercando di capire come coprire i costi delle nuove misure senza pesare troppo sui nostri soldi. Tra le ipotesi in campo, la creazione di fondi ad hoc per gestire la transizione.
A fine 2024 la spesa per le pensioni ha raggiunto i 364 miliardi di euro, in crescita del 2,5% rispetto all’anno precedente. Sono aumentate soprattutto le pensioni di vecchiaia e di invalidità, mentre le uscite anticipate sono diminuite tantissimo: nei primi sei mesi del 2025 ne sono state liquidate meno di 98 mila contro le oltre 118 mila dello stesso periodo del 2024. In prospettiva, la spesa continuerà a pesare di più sul Pil: le stime parlano del 15,7% nel 2030 e del 17,1% nel 2040, quando andranno in pensione i baby boomers.
Nel frattempo, l’età media effettiva di pensionamento continua a salire: nel 2024 ha raggiunto i 64,8 anni. Rispetto al 1995, si lavora in media sette anni in più.
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