Il Parlamento deferisce alla Procura della Repubblica il caso dei nomi dei bambini divulgati dal partito Chega.

«Data la rilevanza penale della suddetta condotta, aggravata dal fatto che la CNPD (Commissione nazionale per la protezione dei dati) ha trasmesso le segnalazioni ricevute in merito alla Procura generale (PGR), tale condotta non può, in virtù del principio di separazione dei poteri, essere oggetto di un'indagine da parte della Commissione per la trasparenza e lo Statuto dei deputati», ha concluso il parere della deputata socialdemocratica Andreia Neto, il cui ragionamento si basa sul rispetto del principio di separazione dei poteri.
Il parere ha ricevuto voti favorevoli dal PSD, astensioni da Chega, PS e Iniciativa Liberal e un voto contrario da Livre, il partito che ha presentato la denuncia alla Commissione parlamentare per la trasparenza.
In sintesi, si sostiene che è «responsabilità della Procura della Repubblica, e non dell'Assemblea della Repubblica, indagare su di essi, con tutte le garanzie inerenti al procedimento penale».
Ad agosto, la Procura ha aperto un'indagine nei confronti del presidente del partito Chega, André Ventura, e della sua deputata Rita Matias in merito alla divulgazione dei nomi di bambini immigrati iscritti a una scuola di Lisbona.
André Ventura ha menzionato l'elenco dei nomi all'Assemblea della Repubblica, durante il dibattito parlamentare sulle modifiche alla legge sulla cittadinanza, all'inizio di luglio, e Rita Matias ha rivelato i nomi completi dei bambini in un video condiviso sui social media.
Nella denuncia presentata alla Commissione parlamentare per la trasparenza, il partito Livre sostiene che la lettura dei nomi da parte di André Ventura e Rita Matias "è stata fatta con uno scopo chiaramente discriminatorio, allo scopo di dimostrare che alcune persone, a causa del nome che portano, non appartengono al Paese né meritano di farne parte".
L'obiettivo, secondo Livre, era dimostrare che "è legittimo segnalarli, escluderli, stigmatizzarli". Per Livre, "l'uso dei nomi di questi bambini per questi scopi – evidenziarli, individualizzarli e nominarli, in un caso usando i loro cognomi – consente la loro identificazione, sia da parte dei coetanei che di altri adulti, e rischia persino di mettere a repentaglio la loro sicurezza".
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